Perché un convivio di scuola sconfinata?
​
Non serve riprendere Dante per sapere che il percorso verso la conoscenza necessita di molti stimoli, linguaggi… un convivio è un banchetto di conoscenze, di cui cibarsi insieme, per crescere e ri-generarsi, è un banchetto partecipato dove ciascun può condividere e arricchire.
La scuola, l’istruzione, l’educazione stanno sulla frontiera che separa - e unisce - le generazioni. Nella scuola si scrive il contratto sociale con le nuove generazioni. La scuola è l’istituzione chiave per lo sviluppo e il cambiamento della società: la scuola è politica, fondatrice della polis.
Questo "banchetto" di conoscenze, pratiche, ovvero esperienze, prosegue un cammino cominciato quattro anni fa da un gruppo che si identifica come “scuola sconfinata” con la volontà mettere in atto forme e percorsi inediti dell’apprendimento, in equilibrio tra analogico e digitale, tra spazi tradizionali e diffusi, tra vecchi e nuovi attori e modelli territoriali e che, attraverso confronti e sperimentazioni, ha delimitato sette campi di interesse. Partecipazione, didattica attiva, patti educativi, salute, cittadinanza digitale, spazi di apprendimento e relazioni nonviolente hanno dato il titolo a sette gruppi di lavoro nei convegni e a altrettanti capitoli nelle pubblicazioni.
​
Perché un convivio chiamato “La scuola è politica”?
​
Intendiamo creare uno spazio di confronto e scambio generativo, uno spazio di senso che sentiamo sempre più urgente. Da tempo nei discorsi di chi è al governo o all’opposizione è sempre più assente un pensiero, una visione per la società del presente e del futuro. La scuola, l’istruzione, l’educazione sono così restate con un fianco scoperto e come altre istituzioni, per le quali è gioco forza operare nel sociale, sono esposte a critiche distruttive, a richieste pressanti e contraddittorie, a offensive mediatiche e persino ad azioni violente. Chi abita la scuola e la accompagna - insegnanti, educatori educatrici, formatrici formatori, genitori sono disorientati e non sanno da che parte girarsi. La tentazione del ritiro sociale diventa sempre più attuale anche per loro, costrett* o rifugiat* in tecnicismi e formule didattiche che li esentino dal prendere una posizione sociale tanto definita quanto rischiosa.
Ma ci sono anche decine di migliaia di persone che con la scuola continuano a compiere il dovere umano di essere alleati di bambine, bambini ragazze e ragazzi, ed è a loro che ci rivolgiamo per continuare ad assegnare alle istituzioni educative il ruolo politico che devono avere. Il convivio “La scuola è politica”, vuole far incontrare chi continua ad affermare il ruolo politico della scuola pubblica e chi, anche senza prendere una posizione così netta, è alla ricerca di alternative alla crisi attuale.
Questo convivio vuole favorire la reciprocità e la circolarità delle conoscenze: non vogliamo costruire una sintesi o fornire “buone pratiche” esemplari, bensì intendiamo porci come comunità educante, in cui mettere in comune, condividere, apprendere reciprocamente, generare un sentire condiviso - nei limiti del possibile e dei tre giorni.